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Maculopatie, la più diffusa è la degenerazione maculare senile

Progressivo calo della vista, visione distorta delle immagini, comparsa al centro del campo visivo di un’area contraddistinta da assenza di visione, parziale o completa.

Questi i sintomi tipici delle maculopatie, malattie che interessano la macula, cioè la parte centrale della retina. Ne parliamo con il professor Mario Romano, direttore del Centro Oculistico di Humanitas Castelli Bergamo.

Esistono varie tipologie di maculopatie vascolari. Qual è la più comune?

«La forma più frequente in Occidente è la degenerazione maculare senile. Si tratta della prima causa di perdita irreversibile della visione centrale nelle persone con più di 55 anni, con una prevalenza che aumenta con l’aumentare dell’età. Inizialmente questa patologia può non presentare alcun sintomo, meglio quindi sottoporsi con costanza a visite oculistiche preventive. In genere, nel 90% dei casi, evolve in una forma secca, che comporta un progressivo allargamento di aree caratterizzate da atrofia retinica. Più di rado può sfociare in una forma essudativa, con accumulo di liquido anomalo all’interno e al di sotto della retina».

Quali sono i fattori che contribuiscono a sviluppare maggiormente la degenerazione maculare senile?

«I fattori sono molti e possono essere sia genetici sia ambientali. Si va dall’età, ovviamente, alla dieta e al fumo di sigaretta. Un contributo allo sviluppo di questa patologia lo può dare anche un’esposizione ai raggi del sole senza la dovuta protezione, per questo l’uso degli occhiali da sole, in grado di bloccare i raggi UV, dovrebbe essere adottato fin da piccoli. Un’accortezza che non deve essere solo estiva: anche d’inverno la potenza dei raggi solari – soprattutto se si è in presenza di neve, che funge da elemento riflettente – può essere molto dannosa per la salute dei nostri occhi».

Com’è possibile diagnosticare una maculopatia?

«La maculopatia viene individuata nel corso di una visita oculistica in cui venga eseguito l’esame del fondo oculare e, a seguire, una tomografia a coerenza ottica (OCT), con cui è possibile studiare le caratteristiche della maculopatia, definirne lo stadio e seguirne l’evoluzione. In caso di maculopatia retinica essudativa si può pervenire a una diagnosi mediante un’angiografia retinica con iniezione endovenosa di coloranti o con l’angiografia-OCT, un’innovativa metodica non invasiva che non richiede l’utilizzo di un mezzo di contrasto».

È possibile frenare il decorso naturale della degenerazione maculare senile?

«In caso di degenerazione maculare essudativa esistono farmaci che sono in grado di bloccare i fattori di crescita responsabili dello sviluppo dei neovasi. Si tratta di farmaci di ultima generazione che, iniettati nell’occhio con regolarità, permettono di ottenere significativi benefici terapeutici».

Per quanto riguarda le maculopatie trazionali, invece, quali sono le più diffuse?

«Le maculopatie trazionali alterano la struttura e la funzione della retina. Sono la membrana epiretinica e il foro maculare. La membrana epiretinica è una lamina anomala che si viene a creare sulla superficie retinica interna, molto spesso senza una causa identificabile. Colpisce circa il 12% della popolazione con più di 70 anni e ha un’incidenza che aumenta in presenza di diabete o di stati infiammatori. Il foro maculare, invece, è un difetto retinico che interessa la fovea, cioè l’area centrale della macula. Si manifesta dopo i 50 anni e nel 10% dei casi colpisce entrambi gli occhi. Entrambe queste patologie possono essere oggetto di un intervento chirurgico di vitrectomia e peeling della trazione».

 

(tratto da articolo “Calo della vista? Meglio andare a fondo (dell’occhio)” pubblicato il 7 luglio 2019 sul quotidiano “Eco di Bergamo”)

Direttore dipartimento di oculistica
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