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Cheratocono, per salvare la vista è importante riconoscerlo in tempo

Il cheratocono è una patologia che colpisce gli occhi. Quando non individuata precocemente, può compromettere in modo significativo la qualità della vista. Spesso insorge in giovane età e tende a progredire nel tempo, ma oggi grazie all’utilizzo di strumenti diagnostici avanzati e all’adozione di trattamenti innovativi è possibile rallentarne o arrestarne l’evoluzione.

Ne parliamo con la dottoressa Alice Caristia, oculista di Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli, che ci spiega come si possono riconoscere i primi segnali e quali sono le terapie più efficaci per la cura del cheratocono.

Dottoressa Caristia, che cos’è esattamente il cheratocono?

«Il cheratocono è una malattia degenerativa che provoca un progressivo assottigliamento e deformazione della struttura della cornea, che per questo tende ad assumere una forma conica. Questa alterazione compromette la capacità dell’occhio di mettere a fuoco in modo corretto le immagini sulla retina, causando una visione distorta, sfocata e, nei casi più gravi, una riduzione importante della nitidezza visiva».

Quando si manifesta il cheratocono e quali categorie di persone ne sono più a rischio?

«Di solito il cheratocono compare nel corso dell’adolescenza o della prima età adulta e può progredire fino ai 35-40 anni, anche se in alcuni casi continua a svilupparsi oltre quell’età. La malattia tende a colpire entrambi gli occhi e dipende da varie cause: entrano in gioco aspetti genetici, ambientali e comportamentali. È più frequente nei soggetti che ne hanno familiarità – quindi parenti che già ne soffrono – ma può essere associata anche a condizioni come l’atopia, cioè una predisposizione a reazioni allergiche, la sindrome di Down o altre malattie che alterano la struttura o la funzione del collagene, la proteina che fornisce resistenza ed elasticità al tessuto della cornea».

Quali sono i sintomi che possono denunciare la presenza di cheratocono e a cui bisogna prestare attenzione?

«All’inizio, agli esordi della malattia, si può notare una difficoltà a vedere bene da vicino o da lontano, si può avere la percezione di immagini deformate o sfocate e si può soffrire una forte sensibilità alla luce. Con il tempo, poi, la qualità della vista tende a peggiorare, fino a rendere necessarie soluzioni più invasive come, nei casi più avanzati, il trapianto di cornea».

Perché, in ambito di cura del cheratocono, la diagnosi precoce è così importante?

«Perché permette di intervenire prima che si verifichino danni irreversibili alla cornea. Un monitoraggio regolare, soprattutto nei giovani con familiarità per il cheratocono, permette di riconoscere la malattia nelle sue fasi iniziali e di preservare quindi la qualità visiva. Gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione — che permettono di eseguire esami diagnostici come la tomografia corneale, la topografia corneale o la pachimetria corneale — ci consentono di rilevare anche minime alterazioni e di seguire l’evoluzione della salute degli occhi nel tempo. Per questo è fondamentale sottoporsi a una visita oculistica entro i 18 anni, e dopo questa età sono consigliabili controlli periodici ogni volta che si registrano variazioni della vista anche minime».

Quali sono, oggi, le opzioni di trattamento più efficaci del cheratocono?

«Il trattamento del cheratocono dipende dallo stadio in cui si trova la malattia. Nelle sue fasi iniziali possono essere utilizzate lenti a contatto rigide gas-permeabili o sclerali, con cui è possibile compensare la deformazione corneale e migliorare la visione. Nei casi di progressione della patologia, molto efficace è il cross-linking corneale (CXL), una procedura minimamente invasiva che attraverso l’applicazione di riboflavina (vitamina B2) e l’utilizzo di luce ultravioletta, rinforza le fibre collagene della cornea, rallentando o arrestando la progressione della malattia. Altri interventi possibili sono l’impianto di anelli intrastromali – piccoli anelli che vengono inseriti all’interno della cornea per modificarne la curvatura e regolarizzarne la superficie – e nei casi più gravi la cheratoplastica lamellare o perforante, cioè il trapianto di cornea».

Esistono comportamenti che possono aiutare a prevenire o rallentare la progressione del cheratocono?

«Non esiste una prevenzione definitiva, ma comportamenti che possono ridurre il rischio di contrarre il cheratocono o comunque di rallentarne la progressione, I principali sono: evitare di strofinarsi gli occhi, trattare le allergie oculari e sottoporsi a controlli periodici, soprattutto quando si è in presenza di familiarità. La diagnosi precoce e il monitoraggio regolare, anche nel caso del cheratocono, rappresentano le strategie più efficaci per preservare la vista e mantenere una buona qualità di vita».

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