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Protesi anca mini invasiva


Quando è necessario intervenire con una protesi d’anca?

Farsi impiantare una protesi anca non è una decisione facile da prendere. Necessita di un’informazione e preparazione completa da parte di un chirurgo esperto, uno specialista nel campo della tecnica di chirurgia protesica più avanzata di tipo mini invasivo. Tecnica di ultima generazione che non deve essere assolutamente confusa con la chirurgia protesica tradizionale.

È una decisione molto importante ed è giusto prenderla insieme al medico chirurgo ortopedico, uno specialista di cui fidarsi, in grado di seguire il paziente dall’inizio alla fine di un percorso (il Fast Track) più facile e meno traumatico di ciò che si immagina per risolvere la coxartrosi, cioè l’artrosi dell’anca.

 

Protesi anca mini invasiva per la coxartrosi

L’usura e degenerazione della cartilagine che ricopre la testa del femore e la cavità acetabolare possono verificarsi a diversi livelli di gravità. Nei casi più avanzati e gravi, possono provocare rigidità, atrofia della coscia, deformità della gamba interessata e invalidità.

Uno specialista di chirurgia protesica mini invasiva valuta la possibilità di impiantare la protesi anca solo se necessario. Prima di ricorrere all’intervento per l’innesto di una protesi anca mini invasiva deve aver provato altre strade: terapia farmacologica, fisioterapica e medicina rigenerativa.

Deve trattarsi di un livello di coxartrosi (artrosi dell’anca) avanzato, che non risponde più a nessun tipo di terapia conservativa. Il dolore è molto forte e non si attenua con i farmaci. Il grado di rigidità rende impossibile svolgere le normali attività quotidiane, la degenerazione scatenata dall’artrosi avanza.

Prima di decidere per l’intervento insieme al chirurgo, è utile sapere tutto sulla tecnica mini invasiva, dalla preparazione alla riabilitazione. Per questo lo specialista informa il paziente nei minimi dettagli per prepararlo all’operazione (prima, durante e dopo).

La protesi anca mini invasiva rappresenta l’unica soluzione definitiva non soltanto alla coxartrosi ma anche ad altre patologie: artrite reumatoide, necrosi avascolare, osteoporosi, fratture del collo del femore e conflitto femoro-acetabolare.

 

Tutti i vantaggi della tecnica chirurgica mini invasiva

Il concetto di mini invasività è ampio e articolato. Significa applicare una tecnica chirurgica il più possibile osservante il rispetto dei tessuti sia muscolari, sia nervosi, sia ossei.

Sono descritte e praticate diverse tecniche chirurgiche mini invasive.

La via anteriore mini invasiva è l’unica vera tecnica mini invasiva in quanto non prevede il distacco né dei tendini né dei muscoli e prevede il passaggio tra piani inter-nervosi. In sostanza trattasi di una tecnica chirurgica realmente mini invasiva, nel senso di rispetto e salvaguardia globale dei tessuti. Rispetto alla chirurgia protesica tradizionale la tecnica mini invasiva presenta vantaggi unici.

La protesi anca è detta endoprotesi se sostituisce soltanto la testa del femore, artroprotesi se ripristina la funzionalità articolare andando a sostituire l’intera articolazione (incluso il cotile, ovvero la cavità semisferica che ospita la testa del femore).

Cartilagine e osso danneggiati vengono rimossi con cura e sostituiti con una protesi particolarmente resistente.

I vantaggi sono resi possibili proprio dall’utilizzo di questa protesi tecnologicamente avanzata, di dimensioni ridotte, più resistente, ad ancoraggio biologico, realizzata con materiali biocompatibili, evoluti e sicuri. La buona riuscita dell’operazione, indubbiamente, dipende dall’abilità manuale del chirurgo e da una progettazione il più possibile precisa della protesi.

Questi, nel dettaglio, i vantaggi della protesi anca mini invasiva:

  • tempi di intervento, degenza, riabilitazione e recupero più rapidi, anzi dimezzati
  • incisione ridotta cui consegue minor perdita ematica, nessun bisogno di trasfusioni di sangue, cicatrice meno evidente
  • trauma (dolore e gonfiore) ridotto
  • risparmio-rispetto di muscoli, cartilagine e parti ossee, mantenimento di una buona parte del collo femorale, di strutture periarticolari, di nervi e vasi
  • riduzione dell’attrito tra le componenti della testa femorale e l’acetabolo
  • riduzione delle complicanze e di eventi avversi come il rischio di lussazione.

Tutto, in sostanza, si riduce, tranne la durata della protesi (20-25 anni in media). L’intervento di chirurgia mini invasiva è di sicuro successo nel 90-95% dei casi.

 

Come è fatta la protesi anca?

La protesi anca è composta da 4 elementi:

  • stelo che viene inserito all’interno del femore, composto in lega di titanio
  • testina in ceramica posta su uno stelo metallico che va a sostituire la testa del femore danneggiata
  • cotile (o coppa metallica) che rimpiazza la cartilagine usurata, composto, in genere, da una lega di titanio o tantalio
  • inserto in ceramica (o in polietilene), superficie di scorrimento, da inserire tra testina e cotile.

Questo tipo di protesi viene realizzata con l’utilizzo di materiali evoluti, molto resistenti e biocompatibili: titanio, ceramica, polietilene con vitamina E, tantalio.

La sua durata dipende dai materiali utilizzati ma anche e, soprattutto, dalla precisione con cui viene disegnata, progettata e personalizzata, oltre che dall’abilità con cui il chirurgo specialista la posiziona durante l’intervento.

La superficie artificiale portante deve essere il più possibile stabile, fissata saldamente all’osso e a basso attrito all’interno dell’articolazione.

La protesi può essere cementata o non cementata. Quale conviene? Nei casi di grave osteoporosi si opta per una protesi che prevede la fissazione cementata. Gli studi dimostrano che i tassi di successo sono simili in entrambi i casi, anche in termini di sostituzione o revisione.

La tecnica mini invasivaconsente un’incisione ridotta rispetto alla chirurgia protesica classica. La cicatrice risulterà, di conseguenza, ridotta e meno evidente.

Esiste, oltretutto, un sistema che permette di ottenere una guarigione cutanea migliore e più efficace. La cicatrice, già di per sé ridotta grazie a una minore incisione, con questo sistema risulterà ancora meno visibile. Il sistema innovativo cui ci riferiamo richiede l’utilizzo di una colla biologica che permette di non applicare punti di sutura sulla pelle. Dopo l’intervento per l’impianto della protesi anca mini invasiva, la ferita chirurgica verrà semplicemente coperta da una retina di protezione sigillata con una colla biologica che si potrà rimuovere dopo 20 giorni.

Questa pellicola inoltre riduce la possibilità ai batteri più comuni (responsabili delle infezioni) di penetrare nella cute.

 

La pianificazione pre-operatoria

Lo specialista di chirurgia protesica mini invasiva è abituato a eseguire una pianificazione preoperatoria completamente computerizzata, finalizzata ad assicurare la massima efficienza e precisione in fase di intervento.

Esistono diversi metodi per pianificare la protesi:

  • il metodo bidimensionale (2D) viene eseguito utilizzando immagini radiologiche tradizionali, che vengono inserite in un software che permette di simulare l’inserimento della protesi (stelo), all’interno del femore e della coppa nell’acetabolo, prevedendo anche il compenso finale della lunghezza degli arti
  • il metodo tridimensionale (3D) che utilizza immagini ricavate da una tomografia computerizzata del bacino, che permettono di ricostruire tridimensionalmente il bacino e il femore, permettendo al chirurgo una ancor maggiore accuratezza nella previsione e progettazione dell’impianto.

 

La chirurgia protesica robotica

Si tratta di un metodo tecnologico avanzato che permette di perfezionare il concetto di mini invasività legato alla chirurgia protesica. È un metodo di assistenza al chirurgo e non di sostituzione dell’operatore, che consente:

  • precisione nel posizionamento delle componenti con la massima adesione alla pianificazione pre-operatoria
  • ottenimento di una personalizzazione nel posizionamento della protesi attraverso un concetto “anatomico-funzionale” e di  risparmio osseo.

Lo scopo finale ed essenziale è quello di posizionare una protesi che consenta un grado di movimento ottimale con una sensazione di arto “naturale”, ponendo le basi per una qualità di vita migliore per il paziente e per una maggior durata dell’impianto.

 

Protocollo Fast Track

Tutti i vantaggi della chirurgia protesica mini invasiva sono racchiusi ulteriormente nel cosiddetto protocollo Fast Track (“percorso rapido” tradotto dall’inglese).

Il protocollo ha inizio con una fase pre-operatoria di incontro tra il paziente e gli operatori: chirurgo-anestesista-fisioterapista, infermieri, al fine di illustrare nei dettagli tutte le fasi che riguardano l’evento.

Questo momento di incontro chiarisce al paziente le varie fasi della procedura, consentendogli di affrontare l’intervento con una riduzione della condizione di ansia pre-operatoria.

Con questo protocollo è stata abbandonata la pratica del digiuno pre-operatorio per favorire uno stato metabolico/nutrizionale ottimale.

Il Fast Track consente di ridurre notevolmente i tempi di degenza in ospedale, che vengono praticamente dimezzati (3-5 giorni) rispetto all’intervento per la protesi tradizionale (7-8 giorni).

Una volta trascorsi i 3-5 giorni di degenza, il paziente può decidere se continuare la riabilitazione a domicilio con percorso Fast Track oppure se proseguire la riabilitazione in ospedale per altri 7-10 giorni.

La ripresa funzionale è precoce. A distanza di poche ore dall’intervento (o il giorno seguente), il paziente verrà fatto alzare dal letto per deambulare con le stampelle, assistito dal chirurgo e dal fisioterapista. Tutto questo per prevenire complicanze cardiocircolatorie e respiratorie.

Potrà usare le stampelle per 2-4 settimane ma, di solito, i pazienti le utilizzano soltanto una-due settimane.

Il Fast Track consente un maggior controllo del dolore dopo l’intervento. La gestione del dolore avviene senza morfina e senza bisogno di trasfusione. Per gestirlo, il paziente assumerà analgesici nei giorni successivi: anche in questo caso, chi viene operato con la tecnica mini invasiva di solito smette di assumere antidolorifici dopo 7-10 giorni.

Al fine di prevenire flebiti e tromboflebiti, assumerà anticoagulanti per 35 giorni.

 

Riabilitazione e tempi di recupero

Riguardo al percorso fisioterapico, inizialmente il paziente eseguirà solo esercizi di potenziamento muscolare. In una seconda fase potrà passare ad attività più impegnative (passeggiate, nuoto, bicicletta stazionaria). Il fisioterapista indicherà al paziente quali movimenti potrà fare e quali dovrà evitare.

Grazie a un corretto percorso riabilitativo, potrà riprendere le normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’intervento, tornare al lavoro o guidare dopo 4-6 settimane e riprendere a fare attività sportiva dopo 3-4 mesi circa. Dovrà invece evitare di praticare attività sportive ad alto impatto (calcio, basket, ecc.).

 

Protesi anca e coxartrosi bilaterale

La condizione più impegnativa è data dalla coxartrosi bilaterale, ovvero dall’artrosi che coinvolge entrambe le anche.

In una condizione del genere, la chirurgia mini invasiva consente di impiantare una protesi anca bilaterale simultanea con un solo intervento. I vantaggi della protesi anca bilaterale sono i seguenti:

  • ulteriore riduzione dei tempi di intervento e di recupero, di complicanze e stress
  • possibilità di pianificare con maggiore precisione la lunghezza dei due arti risparmiando al paziente eventuali scompensi posturali.

 

Revisione della protesi anca

La protesi di anca dura mediamente 20-25 anni. Col passare del tempo, possono consumarsi alcune componenti della protesi (ad esempio l’inserto del cotile in polietilene): tali componenti andranno sostituite. La necessità di una revisione può dipendere non solo dall’usura delle componenti ma anche da eventuali complicazioni comuni a tutti gli interventi: mobilizzazione della protesi, lussazione, infezioni, lunghezza differente degli arti.