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Otite, se “media” è più frequente d’inverno, ma non è tutta colpa del freddo!

La sensazione diffusa è che l’otite sia un disturbo che aumenta di frequenza e di intensità nella stagione invernale, quando è più freddo. Ma è proprio così? La risposta al dottor Alessandro Colli, responsabile dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Humanitas Castelli Bergamo che, insieme alla sua équipe, assicura il proprio servizio ambulatoriale anche presso l’Humanitas Medical Care di Trezzo sull’Adda.

Per prima cosa, che cos’è l’otite e come si manifesta?

«L’otite è un’infiammazione acuta che riguarda l’orecchio. Può essere media o esterna, in base alla parte di orecchio che viene coinvolta. La forma media comporta sintomi come l’otalgia, cioè il dolore all’orecchio, l’autofonia, cioè la sensazione di rimbombo quando si parla, il senso di ovattamento e il fullness, che consiste nel sentire costantemente un rumore di un sottofondo del tutto simile a quello che sentiamo quando avviciniamo l’orecchio a una conchiglia. La forma di otite esterna, invece, si manifesta con un dolore che compare quando si mastica oppure quando si sottopone il padiglione auricolare a un movimento, anche minimo».

Quali sono le cause dell’otite?

«ll freddo, a differenza di quanto in genere si pensa, non è la causa unica e principale di questa infiammazione. Lo può essere, per via indiretta, dell’otite media, che è un disturbo che si sviluppa soprattutto in inverno, per il fatto che in questa stagione si registra una maggiore proliferazione di virus e batteri legati a raffreddore e influenze. Il trascorrere la maggior parte del nostro tempo in ambienti chiusi ci espone maggiormente all’attacco di questi virus e batteri, che al chiuso hanno una maggiore possibilità di proliferare e di essere trasmessi da un soggetto all’altro».

E per quanto riguarda l’otite esterna?

«Qui il discorso cambia. Questa forma è legata in particolare alla proliferazione di batteri sulla cute del condotto uditivo e al contrario dell’otite media, si sviluppa con maggiore frequenza nella stagione estiva. In particolare, a provocarla sono i frequenti bagni in mare o in piscina, tanto da essere chiamata anche “otite del nuotatore”. In questo caso la proliferazione batterica è favorita dal caldo, dall’eccessiva umidità, dal sudore, dal cloro della piscina oltre che dal ristagno dell’acqua nel condotto uditivo. Una condizione che può essere accresciuta dall’uso dei cotton fioc che possono causare delle microlesioni all’interno dellei quali si possono annidare i batteri».

Come si diagnostica e come si può curare l’otite?

«La diagnosi viene effettuata nel corso di una visita otorinolaringoiatra, nel corso della quale lo specialista effettua un’ispezione dell’orecchio utilizzando un otoscopio e, quando si è in presenza di un abbassamento dell’udito, esegue un esame audiometrico. Per la cura sono da evitare le soluzioni fai da te. L’uso di gocce generiche, per esempio, non ha alcuna efficacia dimostrata, specie nel caso dell’otite media. Per questo il trattamento deve essere prescritto da un medico. Nel caso di otite media il trattamento prevede la somministrazione di cortisone per via orale, con aggiunta di una terapia antibiotica in caso di sovra-infezione. Per l’otite esterna, invece oltre all’antibiotico è consigliabile l’utilizzo di farmaci steroidei a uso topico, associati a un’astensione dal bagno in acqua».

Come si può, in conclusione, prevenire la diffusione dell’otite?

«In inverno può essere fatto areando bene i locali; non starnutendo o tossendo sulle mani – che sono uno dei primi veicoli di trasmissione dei virus e dei batteri – ma in fazzoletti oppure nella piega del gomito; lavandosi bene le mani con acqua e sapone, sfregandole con attenzione in ogni loro parte; evitando l’uso di mezzi aggressivi per la pulizia delle orecchie».

 

(Ispirato all’articolo “A provocare l’otite non è il freddo ma virus e batteri”, pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” del 12 gennaio 2019)

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