L’occhio secco è una delle condizioni patologiche più frequenti in oftalmologia, capace di interessare un adulto con età superiore ai 40 anni su cinque.
In che cosa consiste e come può essere curato? Risponde la dottoressa Gabriella Ricciardelli, oftamologa del Centro Oculistico di Humanitas Castelli Bergamo, diretto dal prof. Mario Romano.
Che cosa si intende con “occhio secco”?
«Quella dell’occhio secco è una patologia multifattoriale che altera il sistema “superficie oculare” interessando film lacrimale, congiuntiva, ghiandole lacrimali accessorie, ghiandole di meibomio, ghiandola lacrimale principale e cornea fino ai sistemi di connessione nervosa, ai dotti escretori e al sacco naso lacrimale. In presenza di condizioni di secchezza oculare, sia il film lacrimale che gli epiteli corneo congiuntivali subiscono delle modificazioni importanti che, cronicizzate, sono in grado di sviluppare fenomeni assimilabili a quelli presenti in corso di infiammazione».
Come si manifesta la secchezza oculare?
«L’instabilità lacrimale o l’alterazione della composizione delle lacrime sono associate, a causa della eccessiva evaporazione e dell’aumentata concentrazione di elettroliti, a un aumento della osmolarità dello strato acquoso del film lacrimale che si traduce da una parte in un danno diretto degli epiteli e dall’altra nell’autoalimentazione di una cascata infiammatoria che mantiene ed estende il danno. L’infiammazione diventa quindi uno dei punti centrali di questo circolo vizioso che porta all’auto-mantenimento del disturbo e si traduce in sensazione di corpo estraneo con prurito, occhio rosso e fotofobia».
Quali sono le cause dell’occhio secco?
«Come detto, l’occhio secco è un disturbo multifattoriale che peggiora con l’avanzare dell’età. Tra le condizioni sistemiche che possono essere causa della DES (Dry Eye Syndrome) ci sono alcune patologie reumatiche o autoimmuni, gli squilibri ormonali legati alla gravidanza o alla menopausa, l’utilizzo prolungato di alcuni farmaci come antidepressivi e diuretici. Anche le condizioni ambientali giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’evoluzione dei disturbi da occhio secco: un riscaldamento eccessivo, ambienti poco umidi, l’aria condizionata e il fumo sono solo alcuni esempi. Senza contare l’uso, o meglio dire l’abuso, delle lenti a contatto e dei PC e tablet».
D’estate è più facile incorrere in questo disturbo?
«Sì certamente, proprio in virtù delle condizioni ambientali di cui sopra. È per questo che nei mesi estivi l’idratazione e la lubrificazione con i sostituti lacrimali specie in alcune categorie di pazienti diventa necessaria. Nei casi più gravi e solo dietro indicazione di uno specialista può anche diventare necessario associare una terapia steroidea topica per alcuni periodi, proprio per interrompere la catena infiammatoria ed evitare la cronicizzazione del disturbo».
Come si può prevenire l’occhio secco?
«Senza dubbio una corretta idratazione può aiutare. Fondamentale è poi sottoporsi a controlli oculistici periodici per identificare tempestivamente eventuali situazioni critiche per l’instaurarsi di quella catena infiammatoria che è alla base del circolo vizioso cui facevamo prima riferimento. Alcune categorie di pazienti poi (es. video terminalisti, portatori di lenti a contatto, ecc.) possono senza dubbio beneficiare dell’utilizzo di sostituti lacrimali volti a prevenire l’innesco della catena infiammatoria e quindi la cronicizzazione del disturbo».
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