Che cos’è la calcolosi urinaria?
La calcolosi urinaria, comunemente nota come “calcoli renali”, è una condizione caratterizzata dalla formazione di piccoli aggregati solidi all’interno dell’apparato urinario. Questi calcoli si formano quando alcune sostanze normalmente disciolte nelle urine, come calcio, ossalato, acido urico o fosfati, si concentrano eccessivamente e cristallizzano nelle cavità renali, dando origine a formazioni dure di dimensioni variabili.
La calcolosi urinaria rappresenta una delle condizioni urologiche più diffuse nella popolazione generale. Si stima che colpisca circa il 10-15% degli individui nel corso della vita, con una frequenza maggiore nei paesi industrializzati. Gli uomini tendono a esserne colpiti più di frequente rispetto alle donne, in un rapporto di circa 2 a 1, anche se negli ultimi anni si è osservato un aumento significativo dei casi anche nel sesso femminile, probabilmente legato a cambiamenti negli stili alimentari e di vita.
La forma, la consistenza e la composizione chimica dei calcoli renali possono variare notevolmente, così come le conseguenze cliniche. Alcuni calcoli sono piccoli come granelli di sabbia e possono essere espulsi spontaneamente, mentre altri crescono fino a raggiungere dimensioni più grandi, causando ostruzioni e sintomi dolorosi.
La calcolosi non deve essere vista solo come un episodio acuto da risolvere, ma come una condizione clinica da inquadrare e monitorare nel tempo, con l’obiettivo di ridurre la probabilità di recidiva e proteggere la salute dei reni.
Nel lungo termine, la calcolosi urinaria non trattata o trascurata può avere effetti cumulativi dannosi: il ripetersi di episodi ostruttivi può determinare un danno renale cronico, con riduzione permanente della funzionalità del rene coinvolto, fino ad arrivare, nei casi più gravi o bilaterali, all’insufficienza renale cronica; i calcoli possono essere causa di infezioni ricorrenti, con rischio di cicatrici renali e peggioramento progressivo della funzione renale; alcuni calcoli crescono lentamente nel tempo e possono diventare molto voluminosi senza causare sintomi evidenti, fino a occupare gran parte del rene (cosiddetti calcoli a stampo).
Nei pazienti che non modificano il proprio stile di vita o non eseguono un adeguato follow-up, è elevata la probabilità di recidiva: circa il 50% dei soggetti avrà un nuovo episodio entro cinque anni.
Quali sono le cause della calcolosi urinaria?
L’incidenza tende a concentrarsi soprattutto tra i 30 e i 60 anni di età, anche se la calcolosi può manifestarsi in ogni fascia d’età, inclusi bambini e anziani. Oltre al sesso e all’età, altri fattori di rischio includono una predisposizione genetica, l’obesità, la scarsa idratazione, l’alimentazione ricca di proteine animali e sale, e alcune condizioni mediche come il diabete o le malattie infiammatorie intestinali.
Negli ultimi decenni, i dati epidemiologici hanno mostrato un costante aumento dell’incidenza della calcolosi, attribuito a vari fattori legati al cambiamento delle abitudini alimentari, alla maggiore sedentarietà e all’incremento delle malattie metaboliche. Questo “trend” rende ancora più importante la diagnosi e la prevenzione, per contenere la diffusione della patologia e limitarne le complicanze a lungo termine.
Quali sono i sintomi della calcolosi urinaria?
I sintomi della calcolosi urinaria possono variare da persona a persona e dipendono principalmente dalla posizione e dalla dimensione del calcolo. Quando un calcolo “si muove” nelle vie urinarie o ne blocca il passaggio, può causare dolore molto intenso, noto come colica renale. Questo dolore inizia improvvisamente, è localizzato nella parte bassa della schiena o nel fianco e può irradiarsi verso l’inguine o i genitali.
Altri sintomi frequenti possono essere: presenza di sangue nelle urine (urine rosate, rosse o color tè), sensazione di bruciore durante la minzione, bisogno frequente di urinare, nausea e vomito, spesso causati dall’intensità del dolore, febbre e brividi, in caso di infezione associata.
In alcuni casi, i calcoli possono essere del tutto asintomatici e scoperti casualmente durante un’ecografia o una TAC eseguita per altri motivi.
Come si diagnostica la calcolosi urinaria?
La diagnosi della calcolosi urinaria si basa su una combinazione di sintomi clinici, esami di laboratorio e accertamenti radiologici. Spesso il paziente si presenta in pronto soccorso o dal medico curante a causa di un dolore improvviso e molto intenso, tipico della colica renale. Questo dolore rappresenta spesso il primo segnale d’allarme e richiede una valutazione tempestiva.
Il medico inizia con una valutazione dei sintomi e una visita renale clinica accurata. Se si sospetta la presenza di calcoli, vengono prescritti alcuni esami di laboratorio, tra cui:
- esame delle urine, che può mostrare la presenza di sangue (ematuria), cristalli o segni di infezione (leucociti, nitriti);
- esami del sangue, per valutare la funzione renale (creatinina), la presenza di infezioni (leucociti, PCR) e il dosaggio di sostanze potenzialmente coinvolte nella formazione dei calcoli, come il calcio e l’acido urico.
Per confermare la diagnosi e localizzare con precisione i calcoli, è fondamentale ricorrere agli esami di imaging:
- l’ecografia renale è spesso il primo esame richiesto. È non invasiva, rapida e non utilizza radiazioni. È particolarmente utile per visualizzare calcoli renali e segni di ostruzione come la dilatazione delle vie urinarie. Tuttavia, potrebbe non rilevare calcoli piccoli o localizzati negli ureteri.
- la TAC dell’addome senza mezzo di contrasto (solitamente utilizzata in prima “battuta” o in “urgenza”) o con mezzo di contrasto (detta anche Uro-TC ed utilizzata più in elezione) è oggi considerata l’esame di riferimento per la diagnosi della calcolosi. Consente di individuare calcoli di qualsiasi tipo e dimensione, in qualunque tratto dell’apparato urinario, con un’elevatissima precisione.
La scelta degli esami dipende dalla situazione clinica e dal tipo di paziente. In ogni caso, una diagnosi precoce e accurata è fondamentale non solo per alleviare il dolore, ma anche per decidere il trattamento più appropriato ed evitare complicazioni.
Come si può curare la calcolosi urinaria?
Il trattamento della calcolosi urinaria viene personalizzato in base a diversi fattori: dimensione e posizione del calcolo, sintomi del paziente, eventuali complicazioni e tipo di composizione sospettata. È quindi importante valutare attentamente ogni singolo caso per scegliere l’approccio più efficace e meno invasivo possibile.
Nella maggior parte dei casi, se il calcolo è di piccole dimensioni (generalmente inferiore a 5-6 mm), non fortemente sintomatico e in assenza di sospetti di infezioni, si può iniziare con un trattamento conservativo, cioè non chirurgico. Questo include:
- aumentare l’idratazione per favorire l’espulsione spontanea del calcolo
- assumere farmaci antidolorifici e antinfiammatori, per controllare il dolore della colica renale
- in alcuni casi, viene prescritta una terapia medica espulsiva (con farmaci come gli alfa-bloccanti) che aiutano a rilassare l’uretere e facilitare il passaggio del calcolo.
Se il calcolo è troppo grande per essere espulso spontaneamente, se è incastrato, se provoca infezioni o se i sintomi sono molto intensi e persistenti, si ricorre a trattamenti più “attivi”. Le opzioni attualmente disponibili sono altamente efficaci e, nella maggior parte dei casi, minimamente invasive:
- litotrissia extracorporea a onde d’urto (ESWL): è una procedura non invasiva che utilizza onde d’urto mirate per frantumare il calcolo dall’esterno. I frammenti prodotti vengono poi espulsi con l’urina. È indicata per calcoli renali di piccole o medie dimensioni. Non richiede incisioni e si effettua spesso in regime semi-ambulatoriale/day-hospital
- ureterolitotrissia (ULT)/Ureterorenolitotrissia flessibile retrograda (RIRS): consiste nell’introduzione di uno strumento endoscopico rigido o flessibile attraverso l’uretra, la vescica e l’uretere fino a raggiungere il calcolo. Il calcolo può essere rimosso o frammentato con un laser. È una tecnica molto efficace, anche per calcoli più ostici o già trattati senza successo mediante la terapia medica
- nefrolitotrissia percutanea (PCNL): è la procedura di scelta per calcoli molto grandi, complessi o a stampo che occupano gran parte del rene. Si esegue praticando un piccolo foro nella zona lombare per accedere direttamente al rene sempre per via endoscopica, frammentare e rimuovere il calcolo. Pur essendo più invasiva rispetto alle altre tecniche, attualmente grazie alla miniaturizzazione degli strumenti è molto sicura e consente la risoluzione di casi complessi con elevata efficacia.
In casi eccezionali, per esempio in presenza di gravi malformazioni anatomiche o calcoli recidivanti non passibili di trattamento con tecniche mininvasive endoscopiche, può essere necessario ricorrere alla chirurgia tradizionale. Nonostante accada raramente, qualora sia impossibile ricorrere alle tecniche endoscopiche, oggi l’approccio chirurgico “tradizionale” a “cielo aperto” è stato sostituito da tecniche mini-invasive grazie alla “chirurgia robotica”.
Ogni trattamento viene deciso in base alle caratteristiche cliniche del paziente, in accordo con l’urologo curante, e spesso si integra con misure preventive e di follow-up per evitare la riformazione dei calcoli.
Che cosa si fa dopo il trattamento (Follow-up)?
Superato l’episodio acuto e/o rimosso il calcolo, è fondamentale non considerare il problema “chiuso”. La calcolosi urinaria è una malattia che tende a ripresentarsi nel tempo, specialmente se non si individuano e correggono le cause che hanno portato alla sua formazione.
Il follow-up dopo il trattamento ha tre obiettivi principali: capire perché si è formato il calcolo, monitorare lo stato di salute dell’apparato urinario e prevenire nuove recidive.
Una delle prime cose da fare, se possibile, è analizzare la composizione del calcolo espulso o rimosso. Questo permette di comprendere quali sostanze lo compongono (ad esempio calcio ossalato, acido urico, cistina) e di conseguenza individuare le cause alla base della sua formazione. In base al tipo di calcolo, il medico potrà fornire indicazioni dietetiche mirate o prescrivere specifici accertamenti.
Spesso viene proposta una valutazione metabolica completa, che comprende:
- esame delle urine raccolte nelle 24 ore, per misurare il volume urinario e la concentrazione di sali e cristalli potenzialmente responsabili della formazione dei calcoli
- esami del sangue, per rilevare eventuali squilibri nei livelli di calcio, acido urico, paratormone, e valutare la funzione renale.
Il paziente viene poi inserito in un programma di controlli periodici, solitamente con ecografie renali di follow-up, che permettono di verificare se si stanno formando nuovi calcoli in fase iniziale, anche prima che compaiano sintomi.
Questo approccio consente di gestire la calcolosi urinaria in modo completo, non solo risolvendo il singolo episodio, ma riducendo concretamente il rischio che il problema si ripresenti nel tempo.
Come si può prevenire la calcolosi urinaria?
La prevenzione della calcolosi urinaria è un elemento chiave nella cura di questa patologia, soprattutto per chi ha già avuto un episodio o presenta fattori di rischio noti. Adottare uno stile di vita sano può ridurre in modo significativo la probabilità di sviluppare nuovi calcoli e migliorare la salute generale dell’apparato urinario.
La valutazione specialistica di follow-up è fondamentale per far comprendere al paziente quali adeguamenti dietetici possano aiutare nella prevenzione delle recidive, come ad esempio l’idratazione che distribuita nell’arco della giornata, aiuta a diluire le urine e a ridurre la concentrazione di sali e sostanze che possono cristallizzarsi; consigli dietetici generali, che possono variare a seconda del tipo di calcolo, come ridurre il consumo di sale, limitare le proteine animali, evitare alimenti ricchi di ossalato, aumentare l’assunzione di frutta e verdura.
In alcuni pazienti, soprattutto in quelli con calcolosi recidivante o con particolari alterazioni metaboliche, può essere necessario associare una terapia farmacologica preventiva. Alcuni farmaci aiutano a correggere le alterazioni del metabolismo urinario o a ridurre la formazione di determinati cristalli.
Infine, è importante seguire i controlli periodici consigliati dallo specialista, anche in assenza di sintomi. L’ecografia renale regolare e gli esami metabolici di controllo sono strumenti preziosi per intercettare la formazione di nuovi calcoli in fase precoce e adattare la prevenzione in modo personalizzato.