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Protesi ginocchio totale mini invasiva


Che cos’è la protesi ginocchio mini invasiva?

Il termine mini invasivo è un concetto ampio e articolato che definisce un percorso virtuoso e un gesto chirurgico teso al rispetto dei tessuti, allo scopo di ottenere una rapida ed efficace ripresa delle funzioni quotidiane. Adottare questa tecnica significa:

  • rispettare i tessuti sani
  • creare il minor trauma possibile alle strutture osteo-articolari
  • applicare il criterio della selettività: ovvero nel caso di una artrosi esclusivamente a carico di un comparto nel protesizzare solo la parte affetta dalla degenerazione artrosica

Chi è affetto da gonartrosi (artrosi del ginocchio) può necessitare di una soluzione temporanea o drastica. Nel secondo caso, potrebbe aver bisogno di una protesi ginocchio mini invasiva per risolvere definitivamente il problema. Tutto dipende dal livello di gravità dell’artrosi.

L’artrosi che non ha ancora raggiunto un grado di degenerazione elevato può essere curata con la terapia farmacologica o la medicina rigenerativa (PRP Plasma ricco di piastrine, cellule mesenchimali).

Al contrario, la gonartrosi grave, invalidante, che non risponde più ai farmaci in termini di dolore, rigidità e gonfiore può essere risolta con un intervento di chirurgia protesica.

Attualmente, la chirurgia protesica rappresenta l’unica soluzione per la gonartrosi invalidante ed evoluta.

Lo specialista abile in questa tecnica è abituato a informare il paziente al fine di prepararlo all’intervento e dargli modo di decidere al meglio. È una decisione importante, che può riconsegnare al paziente una qualità della vita perduta.

Il chirurgo esperto e affidabile lo seguirà dall’inizio alla fine di un percorso (il Fast Track) più facile e meno traumatico rispetto alla chirurgia protesica tradizionale.

 

La protesi ginocchio risolve la gonartrosi

L’artrosi del ginocchio, la più comune e diffusa forma di artrosi, è causata dalla degenerazione della cartilagine. A lungo andare, la cartilagine si assottiglia sempre più, fino a consumarsi completamente. A tale degradazione può partecipare anche l’osso subcondrale portando a un’iperattività dell’osso stesso con formazione di osteofiti.

I sintomi sono dolore, limitazione funzionale del ginocchio, rigidità.

Si ricorre alla terapia chirurgica dopo averle provate tutte: terapia farmacologica, fisioterapia, medicina rigenerativa.

Quando la gonartrosi grave non risponde più alla terapia conservativa, l’unica via è quella chirurgica.

Con questo intervento, dopo aver rimosso le porzioni danneggiate, si sostituirà la parte compromessa dall’artrosi con una protesi realizzata con materiali biocompatibili, evoluti (leghe di cromo-cobalto-titanio, ceramica, tantalio, polietilene) per ripristinare la funzionalità articolari, sollevare il paziente dal dolore e correggere eventuali deformità della gamba.

 

Protesi ginocchio mini invasiva totale e parziale

A seconda delle condizioni del paziente, è possibile impiantare una protesi ginocchio totale oppure parziale (detta anche monocompartimentale). Che differenza c’è? Quando è il caso di innestare l’una o l’altra?

Si ricorre all’impianto di una protesi totale se il ginocchio è compromesso dall’artrosi in tutti e tre i suoi comparti (femoro-tibiale mediale, laterale e femoro-rotuleo).

Durante l’intervento, il quadricipite non viene inciso (come avviene negli interventi di  chirurgia tradizionale). Si esegue l’incisione in sede pararotulea mediale evitando di sezionare anche il tendine e le sue fibre muscolari. In alternativa, si procede divaricando delicatamente le fibre del muscolo vasto mediale.

È possibile intervenire impiantando una protesi monocompartimentale (parziale) nel caso in cui soltanto uno dei tre comparti risulti irreversibilmente danneggiato.

 

La tecnica chirurgica “gentile” che rispetta il corpo: vantaggi

La chirurgia mini invasiva permette di non aprire né di violare il canale midollare, il femore o la tibia.

Prevede una maggior conservazione della massa ossea e dei tessuti molli.

Nel caso dell’impianto di una protesi ginocchio si risparmiano le parti sane, anche i legamenti crociati anteriore e posteriore. È una fortuna, una rivoluzione in campo chirurgico. Questi legamenti sono essenziali per il movimento articolare fisiologico, la cinematica e la propriocezione.

Rispetto alla chirurgia tradizionale, quella mini invasiva presenta numerosi vantaggi. In particolare, si riducono:

  • i tempi di intervento, degenza, riabilitazione e recupero
  • l’incisione (di conseguenza, la cicatrice risulterà meno evidente)
  • la perdita ematica durante e dopo l’operazione (nessun bisogno di trasfusioni di sangue)
  • il trauma (dolore e gonfiore)
  • complicanze post-operatorie (infezioni, lussazioni)
  • l’attrito tra le componenti protesiche.

Tutta questa “riduzione” velocizza al massimo la guarigione del paziente. L’intervento è di sicuro successo nel 98% dei casi.

Tra i vantaggi, abbiamo elencato un’incisione più ridotta con cicatrice meno evidente. Si può fare di più anche su questo fronte allo scopo di ottenere una guarigione cutanea migliore e più efficace.

Si può utilizzare un adesivo topico cutaneo liquido che consente di non applicare punti di sutura sulla pelle.

Dopo l’intervento, la ferita chirurgica verrà coperta da una retina di protezione sigillata con una colla biologica da rimuovere dopo 20 giorni. L’adesivo cutaneo forma una pellicola resistente, elastica e impermeabile che impedisce ai batteri più comuni (responsabili di infezioni) di penetrare nella cute. Con questo sistema la cicatrice risulterà ancora meno evidente.

Le protesi sono realizzate con materiali biocompatibili, evoluti (leghe di cromo-cobalto-titanio, ceramica, tantalio, polietilene con vitamina E), ad ancoraggio biologico, sicuri.

Il rischio di rigetto è azzerato dai materiali inerti. Ciò che aumenta è la durata: 15-20 anni, talvolta anche di più.

La protesi ginocchio viene avvertita dal paziente come un elemento più naturale e fedele alla biomeccanica del corpo.

La buona riuscita dell’intervento dipende da questo tipo di protesi insieme alla preparazione e abilità manuale del chirurgo esperto.

 

Tempi di degenza, riabilitazione e recupero

Seguendo il protocollo Fast Track, il paziente verrà dimesso nell’arco di 4-5 giorni. I pazienti che preferiscono proseguire la riabilitazione in una struttura riabilitativa, seguiranno cicli di fisioterapia mirata per altri 9-10 giorni, prima di tornare a casa.

La fisioterapia, da seguire per alcune settimane, prevede esercizi specifici e l’utilizzo di un dispositivo per la mobilizzazione passiva dell’arto Kinetec (CPM).

Per i giorni successivi all’intervento (fino a un massimo di 40 giorni), il paziente assumerà analgesici, anticoagulanti orali per 35 giorni, indosserà calze elastiche contenitive per 5 settimane.

Potrà riprendere le normali attività quotidiane dopo 3-6 settimane. La guarigione completa avverrà nell’arco di 2-3 mesi.

 

Protocollo Fast Track: che cos’è?

Il protocollo Fast Track è una rivoluzione in termini di affronto dell’evento chirurgico iniziata a metà degli anni ’90.

Grazie all’avanzamento della chirurgia mini invasiva, da 5-6 anni a questa parte, sta prendendo sempre più piede anche in Italia consentendo di ottenere risultati eccellenti.

Tradotto dall’inglese significa “percorso rapido”: mantiene ciò che promette già dal nome. Dimezza i tempi di degenza in ospedale (3-5 giorni) e di recupero (7-10 giorni) rispetto alla chirurgia tradizionale, a tutto vantaggio dei costi sanitari.

Il risparmio di tempo, stress, trauma, dolore e denaro non pregiudica i risultati, anzi:kj1 la qualità del servizio si eleva insieme all’efficienza.

È una rivoluzione anche in un altro senso: il modo di pensare la chirurgia è cambiato. Nelle tre fasi pre-operatoria, operatoria e post-operatoria si lavora per il benessere psicofisico del paziente.

Prima dell’intervento, il paziente viene informato sulle procedure chirurgiche e anestesiologiche e riceve consigli (dieta sana, astensione da alcol e fumo, ecc.), viene preparato per affrontare al meglio l’intervento.

La pratica del digiuno pre-operatorio dalla mezzanotte del giorno precedente è stata abbandonata per garantire uno stato metabolico/nutrizionale ottimale.

Durante l’operazione, si esegue un costante monitoraggio anestesiologico. Grazie all’anestesia loco-regionale con blocco selettivo dei nervi, l’utilizzo di oppiacei è notevolmente ridotto insieme allo stress chirurgico. La fase operatoria prevede anche l’assistenza durante il risveglio.

Dopo l’intervento, si punta alla ripresa funzionale precoce. Il rapido recupero avviene con la gestione senza morfina del dolore e senza ricorrere alla trasfusione.

Il paziente sarà invitato ad alzarsi il giorno stesso (entro massimo 6 ore dall’intervento) allo scopo di riattivare subito la muscolatura, attenuare il dolore e prevenire complicazioni cardiocircolatorie e respiratorie. Potrà fare le scale il giorno seguente. La deambulazione avverrà inizialmente con l’utilizzo di stampelle per 2-4 settimane. In realtà, i pazienti solitamente le usano soltanto una settimana.

Il percorso Fast Track si differenzia dalla chirurgia classica anche in termini di approccio del chirurgo con il paziente. Il paziente viene messo nelle condizioni di fare una scelta cosciente attraverso un’informazione a 360 gradi sul tipo di intervento cui verrà sottoposto. Deciderà insieme al chirurgo solo dopo essere stato informato, preparato, educato a superare rapidamente l’intervento.

Per mettere in atto tutte le procedure previste dal Fast Track, è fondamentale la collaborazione del paziente e di tutti gli operatori sanitari (medici, infermieri, anestesisti, fisioterapisti, nutrizionisti, ecc.). Il percorso rapido può essere efficace soltanto grazie alla collaborazione di tutti.

 

Protesi ginocchio mini invasiva: sport e revisione

A distanza di 8 settimane dall’intervento, il paziente potrà riprendere una leggera attività fisica. Le attività sportive consentite sono a basso impatto come nuoto (tranne lo stile rana), golf, ciclismo, trekking, sci (preferibilmente, quello di fondo).

Sono sconsigliati gli sport ad alto impatto come calcio e tennis o da contatto come le arti marziali.

In caso di necessità di revisione della protesi per svariati motivi (scollamenti, mal posizionamenti, dolori cronici), è fondamentale rivolgersi a un chirurgo esperto. Non si tratta di un intervento di facile esecuzione e prevede il ricorso a protesi da revisione.

La chirurgia da revisione non può prescindere da grande esperienza e da un’accurata tecnica chirurgica.