Negli ultimi anni gli smalti semipermanenti hanno conquistato moltissime donne (e non solo), grazie alla loro durata e alla resistenza impeccabile. Ma dietro le mani sempre perfette si nascondono alcuni rischi: l’Unione Europea ha infatti vietato l’uso di alcune sostanze chimiche, già messe sotto accusa in passato anche nei pigmenti per tatuaggi. Ne parliamo con il dottor Maurizio Nudo, Responsabile del Servizio di Dermatologia di Humanitas Castelli, per capire meglio di cosa si tratta.
Dottor Nudo, cosa è successo con questi smalti?
«Negli smalti semipermanenti sono state individuate alcune sostanze chimiche, come il TPO e la DMTA, che l’Unione Europea ha vietato perché potenzialmente dannose. È lo stesso meccanismo che ha portato, qualche anno fa, a limitare alcuni pigmenti per tatuaggi».
Come agiscono queste sostanze a livello di smalti per le unghie?
«Il TPO e il DMTA sono fotoiniziatori, hanno cioè la funzione di far indurire e fissare lo smalto quando la mano viene messa sotto la lampada a raggi ultravioletti. Ma il problema è proprio questo: l’esposizione ai raggi UVA – quelli che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 365 e 405 nanometri – provoca una trasformazione di queste sostanze, tale da farle divenire potenzialmente dannose per i cheratinociti».
Quindi il rischio non riguarda solo l’utilizzo della sostanza in sé, ma anche la sua esposizione alla lampada UVA?
«Esatto. Da un lato TPO e DMTA possono danneggiare il DNA delle cellule. Dall’altro, non ci dimentichiamo che i raggi UVA sono già di per sé nocivi per la pelle. Il rischio è quindi duplice».
Ma l’unghia non dovrebbe rappresentare una barriera protettiva?
«Non è così: l’unghia è fatta di cheratina ed è un annesso cutaneo, esattamente come i capelli. Non è quindi impermeabile. Le sostanze applicate possono penetrare e, se sottoposte a irradiazione, diventare, come abbiamo detto, dannose».
Ci sono rischi anche per la fertilità della donna e lo sviluppo embrionale nel caso in cui questa già sia incinta?
«Alcuni studi hanno sollevato questo sospetto, ma quello che possiamo dire con certezza è che esiste un possibile rischio biologicamente plausibile di danno al DNA. Per questo la sostanza è stata tolta dal commercio dall’Unione Europea per principio precauzionale».
Quali sono le persone più a rischio?
«Di sicuro le clienti che ricorrono allo smalto semipermanente con grande frequenza – ad esempio ogni 2-3 settimane ormai da anni – e poi in particolare le professioniste del settore, le onicotecniche, che maneggiano quotidianamente questi prodotti e sono esposte anche ai vapori dei monomeri acrilici. Oltre al rischio a lungo termine di cui abbiamo parlato, possono sviluppare dermatiti allergiche».
Questi smalti sono ancora reperibili in commercio?
«No, il TPO e le sostanze simili sono già state ritirate dal mercato grazie al Regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorization and Restriction of Chemicals), lo stesso che si occupa di monitorare cosmetici e prodotti chimici, oltre che pigmenti per tatuaggi. Non ci si deve però preoccupare, esistono già valide alternative sicure, che non contengono questi ingredienti».
Quindi non è il caso di farci prendere dal panico…
«Esatto. È importante che alle persone giunga la corretta informazione: non tutti gli smalti sono pericolosi, solo quelli che contengono – anzi oggi è più corretto dire “contenevano” – le sostanze vietate. Chi comunque ha vecchi prodotti in casa, perché magari è abituato a fissare il proprio smalto semipermanente da sé, deve controllare l’etichetta: se sono presenti sostanze come il TPO o il DMTA devono evitare di utilizzarli».
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