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Protesi al ginocchio, grazie al robot l’intervento è meno invasivo e il recupero è più veloce

La chirurgia protesica del ginocchio, come molte altre, può avvalersi oggi del supporto del robot, macchina in grado di fornire al chirurgo suggerimenti ideali a rendere l’intervento quanto mai preciso e personalizzato. Per questo la tecnica robotica, che può comunque essere adottata su ogni tipo di paziente, viene consigliata in particolare alle persone giovani, o che hanno ginocchia con caratteristiche particolari o colpite da casi di artrosi più complessi della norma.

Parliamo di questo tipo di intervento, delle sue caratteristiche, del suo svolgimento e delle conseguenze che comporta per il paziente con il dottor Paolo Prati, responsabile della Chirurgia Protesica di Humanitas Castelli di Bergamo.

Dottor Prati, quando diviene necessario un intervento di protesi al ginocchio?

«Ci si deve pensare quando si ha una forma di artrosi evoluta, che provoca un forte dolore e un’evidente limitazione funzionale».

L’utilizzo del robot incide sulla tecnica di intervento?

«La tecnica chirurgica rimane invariata. Il robot fornisce suggerimenti al chirurgo. Interviene in modo sensibile nella fase di pianificazione dell’intervento perché è in grado di individuare le caratteristiche specifiche del ginocchio su cui si deve intervenire con una ricostruzione anatomica tridimensionale del ginocchio e una valutazione del grado e del tipo di instabilità capsulo-legamentosa dello stesso. Rappresenta inoltre un supporto fondamentale durante l’operazione, perché l’uso del braccio robotico consente una precisa realizzazione dei tagli ossei con indicazioni che riguardano soprattutto il giusto allineamento della protesi non solo dal punto di vista meccanico ma anche da quello funzionale, cioè che riguarda il movimento specifico dell’articolazione in oggetto».

L’intervento eseguito con l’utilizzo del robot rende l’intervento più semplice?

«L’intervento ha una durata lievemente maggiore ma è indubbio che i vantaggi della tecnica chirurgica robotica permettano di essere meno invasivi e maggiormente precisi rispetto alla tecnica tradizionale. Questo consente di avere una minore insorgenza di fenomeni infiammatori nel post operatorio, il che si traduce in un minore dolore e in un recupero funzionale più veloce per il paziente. Ciò accade perché c’è una minore necessità di esposizione dell’articolazione e quindi c’è una ridotta perdita ematica dal momento che il ginocchio, durante le fasi dell’intervento, risulta meno esposto e i tagli sulle parti molli che lo riguardano sono meno invasivi».

All’intervento principale di protesi al ginocchio possono fare seguito, negli anni, altri interventi di “revisione”. Quali ne sono le principali cause?

«I dati internazionali dicono che le protesi installate nei soggetti più giovani hanno una durata minore perché c’è una maggiore usura del materiale inserito tra femore e tibia e una maggior incidenza di mobilizzazione delle componenti. Ma questo, rispetto al passato, è un tipo di problema che ha sempre meno impatto. Oggi il principale problema che può portare a una revisione è dovuto a due cause principali: il dolore, dovuto a problemi di stabilità e di allineamento della protesi, e l’infezione. L’usura del materiale e lo scollamento della protesi sono oggi cause importanti ma di minore incidenza e impatto rispetto a queste ultime».

Quando si può dire che un intervento di protesi al ginocchio ha ottenuto il risultato cercato?

«Bisogna ricordare che l’obiettivo vero della protesi di ginocchio non è quello di permettere al paziente di tornare a fare in tutto e per tutto quello che faceva nell’età giovanile, ad esempio sciare, giocare a calcio, o praticare sport ad elevato impatto e che possono comportare eventi traumatici. Questi sono risultati che possono essere raggiunti solo da pochi pazienti, in genere quelli più allenati, che praticano attività sportive ad elevato livello. Per questo è più difficile soddisfare un giovane, che ha richieste funzionali più elevate. L’obiettivo principale è quello di ridonare una corretta funzionalità del ginocchio, eliminando l’infiammazione e il dolore relativi a questa articolazione, condizioni che quando sono portate all’estremo possono essere molto invalidanti. Ecco, quando il ginocchio torna a essere funzionale e il dolore se ne va, consentendo un grado di attività commisurato all’età del paziente e alle sue corrette aspettative, possiamo dire, certo, che l’intervento ha ottenuto i risultati desiderati».

Per concludere, dottore, riassumendo in breve i vantaggi della chirurgia robotica applicata alla protesi al ginocchio, possiamo dire che…

«Che questa chirurgia consente una riduzione delle incisioni e del livello di invasività, una riduzione delle perdite ematiche con minori conseguenze infiammatorie e minor dolore, una massima precisione nell’esecuzione dell’intervento e un recupero funzionale per il paziente più rapido».

Ortopedia e Traumatologia

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