Gli sportivi possono dividersi in grandi categorie, in base all’età e al grado di professionismo dell’attività fisica che praticano. Ma tutti sono accomunati dal desiderio di fare movimento fisico e sport: dalla corsa, al calcio fino alle discipline più estreme. Se l’impegno articolare, muscolare e tendineo è però molto elevato, possono insorgere patologie acute – in caso di rotture del tendine o lesioni meniscali – e, a lungo andare, anche patologie degenerative non solo in pazienti con un’età avanzata.
Come fare per prevenire patologie ortopediche, dai problemi ai tendini all’usura della cartilagine? E come intervenire se la prevenzione non basta? Risponde il dottor Paolo Prati, responsabile della Chirurgia Protesica di Humanitas Castelli e ortopedico di Humanitas Medical Care di Bergamo. Il dottor Prati è tra gli specialisti che saranno presenti sabato 17 giugno a Bergamo sul Sentierone, in occasione della manifestazione sportiva Strawoman, dalle ore 18 fino alle 20 per offrire consulti gratuiti per come gestire una corsa in salute.
Dottor Prati, partiamo dalla prevenzione…
«La prevenzione è fatta da una corretta preparazione fisica e da un corretto bilanciamento muscolare. Ma questo gli sportivi lo sanno bene. Le persone che fanno regolarmente attività fisica, anche intensa, sono sempre più in aumento, anche tra i non più giovani, pertanto un equilibrio adeguato è fondamentale».
E se queste accortezze non bastano?
«In questo caso serve l’intervento ortopedico che può affrontare la patologia di tipo degenerativo o con modalità chirurgiche o non chirurgiche, così “da cucire addosso” al paziente la soluzione terapeutica migliore per lui, per i suoi desideri e stili di vita. Le possibilità sono diverse».
Cosa si intende per modalità “non chirurgiche“?
«Bisogna partire dal presupposto che nelle patologie ortopediche, specialmente per quanto riguarda l’usura della cartilagine, ad esempio nel ginocchio, ci sono diversi gradi di “gravità” e può non essere necessario subito il ricorso alla protesi. Negli stadi intermedi in cui non è indicata né l’artroscopia né una protesi vi è, tra le altre opzioni non chirurgiche che ormai si stanno diffondendo, quella che viene chiamata “medicina rigenerativa”. In questa nuova branca vengono utilizzate infiltrazioni di fattori crescita piastrinici o di cellule staminali derivate dal tessuto adiposo, che vengono eseguite nel ginocchio e che possiedono la proprietà di ridurre l’infiammazione e di diminuire la degenerazione del tessuto, favorendo la rigenerazione cellullare».
Tutti possono accedere alla medicina rigenerativa?
«Sì, è indicata per tutti. Certo, nei giovani è più efficace perché favorisce la rigenerazione delle cellule del proprio organismo che nei ragazzi è più responsiva e veloce, ma è aperta per tutti».
Quali sono i vantaggi?
«La medicina rigenerativa permette di ritardare il più possibile nel tempo l’intervento di protesica e può essere ripetuta più volte, così da cercare di spostare sempre più in là il ricorso a una protesi di ginocchio. Diciamo che la medicina rigenerativa è quella che maggiormente consiglio agli sportivi e a chi, in particolare, non vuole rinunciare alla corsa».
Questo perché con una protesi è più difficile il ritorno alla corsa?
«Diciamo che con una protesi al ginocchio in pochi riescono a riprendere la corsa in modo performante. Ed è comunque un’attività sportiva che non consiglio perché è a forte impatto e il rischio di usurare molto più rapidamente la protesi, è maggiore. Ma tutti gli altri sport sono consigliati, dal tennis al ciclismo, al nuoto e la camminata in montagna».
Il ricorso alla protesi è una delle soluzioni chirurgiche?
«Sì, così come l’artroscopia e la correzione dell’asse di carico del ginocchio con le osteotomie correttive. L’impianto di una protesi di ginocchio ormai si avvale delle migliori tecnologie. Come ad esempio quella robotica, utilizzata in Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli, che permette di effettuare un intervento protesico al ginocchio con la miglior precisione possibile con la realizzazione di una protesi personalizzata, in relazione ai parametri biomeccanici del paziente permettendo una performance migliore e quindi, di conseguenza, anche una ripresa delle attività quotidiane e sportive più veloce».
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