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Sindrome dell’ovaio policistico, approccio multidisciplinare per curare una causa primaria di infertilità

Ciclo irregolare, acne, difficoltà a rimanere incinta, sono sintomi comuni che molte donne tendono a sottovalutare, ma che potrebbero nascondere la presenza di una patologia piuttosto diffusa e complessa, la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che colpisce milioni di donne in età fertile e può avere conseguenze sulla fertilità, ma anche sulla salute generale.

Per comprendere meglio di che cosa si tratta e come la si può affrontare, ne parliamo con la dottoressa Barbara Bocconcello, responsabile del Percorso Donna e della Ginecologia di Humanitas Castelli di Bergamo.

Dottoressa Bocconcello, che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS)?

«La sindrome dell’ovaio policistico è una condizione endocrina complessa – quindi legata alla produzione di ormoni – che ha manifestazioni e sintomi che possono variare molto da persona a persona. I sintomi, tra l’altro, possono comparire fin dall’adolescenza o manifestarsi più avanti, anche in età adulta».

Come si può diagnosticare la sindrome dell’ovaio policistico?

«Per effettuare una diagnosi corretta è necessario almeno due di questi tre criteri: Irregolarità o assenza del ciclo mestruale; segni di eccesso di ormoni androgeni, come acne, aumento della peluria in aree tipicamente maschili o perdita di capelli; ingrossamento delle ovaie con presenza di numerosi piccoli follicoli, riscontrabile con un’ecografia transvaginale o, nel caso si tratti di una paziente giovane, con ecografia addominale ginecologica».

Quali sono le cause e quali le conseguenze della sindrome dell’ovaio policistico?

«Non se ne conoscono ancora del tutto le cause. Si ritiene che sia legata a una combinazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali. La presenza di sindrome dell’ovaio policistico può produrre complicanze sia a breve, sia a lungo termine. Tra le più comuni ci sono l’infertilità legata all’assenza di ovulazione, la variazione del peso, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e alcune alterazioni metaboliche come colesterolo alto e ipertensione. Non dobbiamo trascurare i disturbi dell’umore, le apnee notturne e, nei casi più gravi, il rischio aumentato di tumore dell’endometrio. In gravidanza, inoltre, le pazienti con PCOS possono correre un rischio maggiore di incorrere in diabete gestazionale».

Come viene effettuata una diagnosi di sindrome dell’ovaio policistico?

«Come primo passo procediamo sempre, nell’ambito di una prima visita ginecologica, con un’anamnesi dettagliata relativa alla paziente, nel corso della quale raccogliamo informazioni sulla storia del ciclo mestruale, eventuali sintomi come acne o irsutismo, e familiarità con patologie simili. In seguito procediamo con l’esame obiettivo e l’ecografia transvaginale o quella addominale ginecologica, che ci permettono di valutare lo stato di salute delle ovaie. In ultimo, prescriviamo esami del sangue attraverso cui controllare i livelli ormonali, la glicemia, il profilo lipidico, la funzionalità tiroidea e il livello di vitamina D. È molto importante, prima di confermare la diagnosi, escludere la presenza di altre possibili cause della presenza dei sintomi denunciati dalla paziente, in particolare l’iperandrogenismo, che consiste in un eccesso di androgeni, cioè di ormoni sessuali maschili nel corpo».

Come può essere trattata la sindrome dell’ovaio policistico?

«Il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico è sempre personalizzato e dipende dai sintomi predominanti e dagli obiettivi che la paziente si pone, per esempio se desidera una gravidanza o se il suo problema principale è l’irregolarità del ciclo o i segni, appunto, dell’iperandrogenismo. In generale, il primo passo da compiere è quello di intervenire sullo stile di vita, adottando un’alimentazione equilibrata, praticando attività fisica regolare e, quando necessario, adeguando il proprio peso. In alcuni casi può essere utile prescrivere una pillola estro-progestinica con cui regolare il ciclo mestruale e ridurre acne e irsutismo. Quando invece ci troviamo di fronte a un problema che riguarda la fertilità, si può ricorrere a farmaci capaci di indurre l’ovulazione come il clomifene, la metformina, l’inositolo, oppure, nei casi più complessi, ci si può affidare alle tecniche di procreazione medicalmente assistita».

Anche nel caso della sindrome dell’ovaio policistico si sottolinea sempre l’aspetto fondamentale dell’approccio di cura multidisciplinare. Per quale motivo è così importante?

«Lo è perché la sindrome dell’ovaio policistico è in primo luogo un problema di tipo ginecologico, certo, ma che coinvolge aspetti endocrinologici, metabolici e psicologici. Per questo si procede spesso con un lavoro di équipe, che ci consente di offrire alle pazienti un percorso completo, in grado di migliorare la loro salute riproduttiva oltre che il loro il benessere generale».

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